Nell’ultima decade il racconto della migrazione è passato dalle mani dei protagonisti – gli immigrati che fin dai primi anni Novanta ne avevano narrato le vicende, dapprima grazie all’intermediazione linguistica e culturale di un coautore italiano – a quelle di autori autoctoni, talvolta già affermati come Eraldo Affinati e Melania Mazzucco, talaltra segnalatisi proprio grazie a storie raccolte dalla viva voce di profughi o testimoni e confezionate in forma di romanzo (Fabio Geda, Giuseppe Catozzella). L’articolo offre una riflessione critica sul fenomeno e propone una prima classificazione del corpus sulla base delle sue caratteristiche formali, narrative ed editoriali.